D-city
olio, tela di cotone 70x100cm, 2006
D-city sta per Dictator's city.
L'idea nasce da una serie di letture e constatazioni riguardo la realtà che ci circonda.
Partendo dal fatto che oggettivamente tutto quello che vediamo ad esempio in una grande città, qualsiasi essa sia è frutto di un determinato progetto che inserito nel contesto urbanistico assume una determinata estetica nel suo complesso, un'estetica artificiale ed imposta se vogliamo, un'estetica che non per forza debba incontrare i gusti di ognuno, parallelamente allo sviluppo di queste città sono nate le mode, le tendenze, le icone, artificiali proprio come tutti quei palazzi, imposte proprio come questo tipo di realtà attraverso un bombardamento mediatico continuo, messaggi più o meno espliciti e sottili giochi psicologici per plasmare l'immaginario collettivo, distorcere la percezione della realtà, imporre valori effimeri, come se la felicità fosse nelle cose che puoi acquistare,come se il valore di una persona fosse in quello che possiede o in quello che può permettersi di fare nella vita, una continua distrazione da quello che conta davvero, da valori universali quali l'affetto, il condividere esperienze ed emozioni con le persone alle quali teniamo di più e badate bene che per condividere non intendo sui social network (dai quali mi sono cancellato) ma di persona, trovandosi e parlando, parlando e cercando di capire ritrovando così il naturale senso delle cose, perchè al di la della crosta con la quale hanno ricoperto il mondo e di tutta la superficialità la stupidità la follia che circola sui social network, al di la del piccolo momento di gloria che riuscirete ad ottenere con un tweet o con una sparata su fb, al di la delle maschere che vi impongono di indossare e che tanti si dimenticano di avere c'è quello che siete e che siamo davvero e mentre il tempo scorre inesorabile noi lo gettiamo, assecondando i voleri di tutte quelle grandi corporazioni di cui siamo figli, corporazioni fatte di grandi marchi, prodotti famosi, icone alle quali ci siamo affezionati fin da piccoli e con le quali siamo cresciuti, l'egoismo era uno dei loro insegnamenti principali, per tanti di noi la televisione ha sostituito un pò i genitori sempre più presi dai loro impegni di lavoro, sempre più sfruttati, fino ad arrivare ai giorni nostri dove pare che ogni diritto acquisito con grandi battaglie nel passato sia stato calpestato cavalcando l'onda della crisi mondiale e così la tua fortuna ora è avere un umile lavoro magari con un contratto a chiamata o uno di quei tanti contratti ridicoli che ti propongono oggigiorno, una realtà dove spesso alle ragazze in sede di colloquio viene chiesto se hanno intenzione di avere dei figli...magari per miracolo potrai ottenere un contratto a tempo indeterminato dopo mille rinnovi, ma per cosa? per che tipo di occupazione? E' quello che volevi fare nella vita o mandi giù la medicina per questioni di necessità? sei uno di quelli che sfoga le proprie frustrazioni allo stadio e sui social network, con gli amici o sei uno di quei pochi che non manda a dire le cose ai diretti responsabili?
Se sei uno di questi ultimi allora sai benissimo quanto questa strada sia difficile e quante porte ti verranno sbattute sul naso, perchè sei un rivoluzionario vero, uno che fa la rivoluzione con le proprie scelte di vita, qualcuno che vede una minaccia dell'individualità nell'omologazione e di conseguenza quelli come te sono una minaccia per loro perchè se il "virus" dovesse diffondersi allora tutti i loro falsi valori che servono solo a garantirgli miliardo dopo miliardo, crollerebbero, è solo con le nostre scelte che possiamo fare la differenza e riprendere in mano i nostri diritti a partire dal lavoro per finire alla politica.
Mi ricordo che da bambino c'erano tanti negozi e ognuno vendeva i propri articoli che si diversificavano in base alle licenze rilasciate, così le piazze, anche quelle dei piccoli paesi erano sempre animate, illuminate, piene di vita.
Il primo passo fu la liberalizzazione delle licenze e così certi negozi cominciarono a proporre articoli diversi da quelli che avevano sempre trattato, da qui la crescente mancanza di competenza riguardo determinati articoli e i malcontenti di artigiani e commercianti che vedevano la loro professionalità serietà e dignità maturata con l'esperienza svenduta come una caramella.
Ma i "furbi" non avevano previsto l'arrivo e la nascita dei grandi "mercatoni" dove si vendeva di tutto, dove entravi per comprare una cosa e abbagliato da tutti quegli oggetti esposti ti dimenticavi il motivo per cui ti trovavi li dentro e magari invece di comprare un articolo te ne uscivi con dieci cose di cui probabilmente non avevi nemmeno un gran bisogno.
Ora ci troviamo questi "mercatoni" per ogni settore: quello del bricolage, delle scarpe, dell'abbigliamento, dello sport, dei panini e "mercatoni" generici", tanti e diversi che ormai non si contano più.
Cosa è successo e cosa succede nel frattempo? I piccoli negozi anche quelli storici con un secolo di storia alle spalle chiudono, chiudono migliaia di attività quotidianamente, per ogni serranda che viene abbassata calano anche le aspirazioni delle persone ad avviare una propria attività, che sia indipendente, che abbia una propria politica, un proprio stile....
E' così che si perdono le proprie tradizioni e quelle piccole realtà caratteristiche che hanno reso il nostro popolo famoso nel mondo.
In questo clima ho dipinto D-city, dove un cartellone pubblicitario ammonitore ti grida "SMILE"! Perchè c'è chi pensa a te, non importa quale decisione tu prenda, farà comunque parte delle possibilità che ti verranno offerte, farai comunque il gioco di uno o dell'altro e sarai solamente una delle tante pedine tutte uguali.
Smile! Perchè i malinconici e le persone che provano ancora tristezza, compassione, pensano troppo, si pongono problemi inesistenti quando intorno a loro vi è l'abbondanza, un'abbondanza creata per essere felici...non importa se il prezzo da pagare è lo sfruttamento dei bambini, delle popolazioni povere della deforestazione e la conseguente morte di migliaia di animali che popolavano quei posti, di tribù indigene che si trovano costrette a migrare continuamente, a doversi adattare a questo mondo dimmerda che gli stiamo creando intorno, non pensarci, quelli sono lontani, non sentirai i loro pianti o le loro grida, non patirai la loro fame, la tua carne non sarà mai divorata dagli avvoltoi, non sarai mai malnutrito, ci teniamo parecchio a nutrirti come si deve e a basso costo...
Non pensare agli orrori che quotidianamente vengono commessi nel mondo, SMILE!
palazzi decadenti, un clima avvelenato e sulfureo, un cielo chimico dove una strana formazione nuvolosa pare prendere una strana piega che guardandola meglio nella complessità dell'immagine fra insegne che sembrano occhi, strade abbandonate
e formazioni gassose lascia trasparire l'icona di Una figura del passato che si credeva ormai morta e sepolta ma che invece pare ancora dominare la realtà: il volto di Hitler, come simbolo dell' annullamento dell'individualità, dell'odio, degli schemi imposti, della diffusione della paura, paura di seguire le proprie vocazioni, paura di esprimersi soffocando le proprie idee in un omertoso disagio interiore, paura di schierarsi contro il sistema ed esporsi, paura di essere giudicati, paura di essere diversi, paura di essere emarginati ecc...
D'altronde non sono io ma Freud che parlava della nascita della psicoanalisi e lo sviluppo di nuove patologie mentali parallelamente all'evolversi della società moderna mentre il filosofo Herbert Marcuse scriveva dell'uomo ad una dimensione...
Informazioni generali
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Categoria: Pittura
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Eseguita il: 19 aprile 2006
Informazioni tecniche
- Misure: 70 cm x 100 cm x 3 cm
- Tecnica: olio
- Stile: figurativo/surreale
- Supporto: tela di cotone 70x100cm
Informazioni sulla vendita
- Disponibile: si
Informazioni Gigarte.com
- Codice GA: GA91505
- Archiviata il: 07/11/2014
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