Andare oltre il tangibile
L’arte di Carla -fatta di danze e vele- parla al mondo, eleva lo spirito sulle note di colori che sanno parlare. A livello più alto parla all’animo dell’Umanità, raggiungendo l’intimo più profondo. Osservo ogni sua singola tela e mi rendo conto che un’opera d’arte può permette di oltrepassare la soglia del tangibileper immergersi in un mondo oltre come diceva Dino Buzzati«navigare, navigare, era il suo unico pensiero. Non appena, dopo lunghi tragitti, metteva piede a terra in qualche porto, subito lo pungeva l’impazienza di ripartire». Dunque le sue tele sono linde, estremamente pulite e raffinate, costituite da sensazioni ed emozioni. Mediante quest’emozioni cromatiche, attraverso le sue opere la Artista, a nostro modo di vedere, dona la gioia a chi le osserva. Carla entra in contatto con l’osservatore per mezzo del canale emozione.
Nei suoi dipinti vengono sovente raffigurate le mani che rappresentano il contatto umano necessario a ciascuno di noi per trovare la propria identità. Lei stessa sottolinea che questi prendersi di mani, cercarsi esprime quanto siamo per mezzo degli altri, attraverso la sinergica azione degli esseri umani, donne e uomini, che tenendosi per mano possono traguardare grandi sfide e raggiungere le mete. Attraverso i suoi smalti esprime questi stati d’animo, questo cercarsi di anime attraverso il corpo, l’equilibrio e soprattutto le emozioni che possono generarsi dal contatto umano. E questo struggente cercarsi di mani ci ricorda quanto scriveva Kahil Gibran: «quando la mano di un uomo tocca la mano di una donna, entrambi toccano il cuore dell’eternità». E questa struggente alchimia del cuoreviene spesso narrata da Carla attraverso i suoi dipinti.
I colori delle sue tele sono vivaci, dagli esisti figurativi. Carla esprime i colori dei sentimenti, comunicando le emozioni contrastanti che un abbraccio, un contatto umano, così come un semplice sguardo o una carezza possono generare. Insomma, la Sua Pittura è come diceva Alda Merini: «mi basta solo una lieve carezza che faccia tremare un po’ la mia vita».
Un ritorno potremmo dire al passato in una società in cui si sta perdendo la semplicità di un gesto, di un tatto, di un semplice contatto visivo o di una parola. Tutto questo è annichilito dalle tecnologia, dai social, che pur accorciando le distanze planetarie creano mondi virtuali a discapito dei contatti interpersonali. Questa smania di Carla mi ricorda quanto Claudio Baglioni scriveva nella sua “Chi c’è in ascolto”: «accendi questa notte di cristalli liquidi/ il cielo è un crocevia di mille brividi/ di satelliti che tracciano segnali nitidi/ che seguono la via di mondi ripidi./ Chissà se queste macchine/ che parlano per noi/ ci riavvicinano o ci allontanano/ quando sembra di sfiorarci e invece in mezzo restano/ dei ponti levatoi che non si abbassano mai./ Io non sono di qui/ io son di passaggio/ io sono in mezzo al mio viaggio/ sono io che ti invio un messaggio».
Anche la nostra Pittrice ricerca sempre espressioni che possano far scaturire nuove emozioni, sentimenti, aumentando attraverso la dimensione del colora la voglia di vivere, aumentando così anche il sistema immunitario.
La ricerca di Carla è alta: vuole comunicare, ascoltare il suo tempo e comprendere a fondo ciò che si intende. Forse questa sua predisposizione all’introspezione è dipesa dalla sua attività dallo spendersi quotidianamente nel suo lavoro in ospedale dove riesce a impattare con molta gente. Da ciò deriva il suo inneggiare ai contatti, anche quelli visivi, a un semplice abbraccio o sorriso, una nobile stretta di mano.
Ma soprattutto le sue vele che sono la metafora riguardo al viaggio della vita. Esse rappresentano i venti e le acque agitate o chete che possono travolgerci, che a volte ci lasciano smarriti dinanzi lo sconfinato e lontano orizzonte. Vele che esprimono il viaggio onirico, mentale o reale che si compiono confidando nel vento a favore in questo viaggio che chiamiamo Vita. Le vele dritte o piegate sfilano verso la loro meta, malgrado le intemperie, che a volte, si possono incontrare. Queste vele viaggiano sicure, padrone della propria rotta, certe di arrivare prima o poi alla loro meta. Insomma sono la metafora della felicità tout-court, comunque vada, di immergersi totalmente in questo cammino che siamo chiamati a compiere e che si chiama Vita.
I suoi soggetti risentono di dove risiede: descrivono quella natura bella fatta tra quelle dolci colline, con piccole propaggini di montagne, che vanno verso il mare. E le piacciono elementi semplici, apparentemente, così splendenti come gli elementi della natura -quale il sole il mare- riuscire a godere ed emozionarsi delle piccole cose che accadono o possono vedersi.
Una Pittura, quella di Carla, che è un vero e proprio discorrere, da cui traspare la sua attitudine a parlare con gli altri, a scoprire tante realtà, così come le molte vite che insieme incontriamo in questa nostra esistenza. Ecco che i suoi percorsi ci aiutano a trovare la meta, esprime la sua passione per aiutare gli altri, chi ha bisogno. Carla è tutto questo, una danza, uno stringersi di mani o un piegarsi di spinnaker, e la sua pittura dice l’esigenza a voler cambiare, anche solo per un attimo, la vita con un sorriso. E quest’arte ci dice che si può, che possiamo incrementare migliorandoci e dimostrando che attraverso il bello si può edificare un mondo migliore. Forse sognatrice, ma perché darle un’etichetta, ma perché le piace sognare. Ricordo Eraclito che scrisse: «gli uomini in stato di veglia hanno un solo mondo che è loro comune. Nel sonno, ognuno ritorna a un suo proprio mondo particolare».
Difatti, la dimensione onirica in Carla -metodica e fantasiosa allo stesso tempo, che da un obiettivo da rincorrere parte per motivare la sua stessa esistenza- credo che sia il motore del suo fare arte.
E grazie a te Carla per la tua pittura, per questo animoso dirci qualche spiraglio di cielo terso; e concludo citando Fernando Pessoa: «in questo mondo, viviamo tutti a bordo di una nave salpata da un porto che non conosciamo, diretta a un porto che ignoriamo; dobbiamo avere per gli altri una amabilità da viaggio».
Cav. Prof. Dr. Alessio Varisco
Direttore Antropologia Arte Sacra
Cav. Prof. Dr. Alessio Varisco [Cav. Prof. Dr. Alessio Varisco Direttore Antropologia Arte Sacra]
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