Audela

Olio su tela, 2024

Quella mattina mi ero svegliata alle 5, alla seduta di laurea avevo le gambe incrociate, il piede che disegnava cerchi nell'aria e le mani strette in una morsa; dal busto in su ero la quiete.
A Roma pioveva, era un giorno felice.
Stessa storia per la discussione della tesi del Master, con la sola differenza che qualche minuto prima avevo ascoltato Smooth Criminal a ripetizione.
La mia vita andava in malora ed io avevo tesi da preparare, decisioni da prendere, pensieri e parole da organizzare.
Ci ero abituata, mi ero detta "Wow, ci risiamo."
"Ogni volta che ci passo davanti mi viene da piangere." era quello che diceva Mamma a proposito di Audela; mi faceva sorridere, c'era quasi del comico.
Era stato il mio primo dipinto ad olio, l'avevo guardato per 10 min di fila, ne ero perdutamente innamorata.
Al telefono mi chiesero il perchè di quei segni sul viso, ad essere onesta nel realizzarli io non l'avevo neanche notato. Era stato naturale, inevitabile.
Io non piangevo, quando la guardavo sorridevo; era la mia ragazza di fuoco, dallo sguardo fiero, il mio alieno preferito.
Era un autoritratto, ed era immenso; 40cmx60cm di vita, disastri, speranza.
Mi chiedevo chi fosse quella ragazza, da dove prendesse quel coraggio, quella forza, quei sorrisi spontanei. Come ci era riuscita?
Me lo chiedevo ancora oggi.

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