Lo spazio colorato dell'infanzia
Lorenzo Canova
Un universo sospeso tra verità e finzione, una composizione in bilico tra realismo e visionarietà, uno sguardo che coniuga l’occhio sognante dell’infanzia e il dramma del presente: il lavoro di Attilio Giordano è costruito su una sapiente combinazione di elementi concettuali e formali e si fonda su un’elevata capacità tecnica che gli permette di dare forma alla propria idea di rappresentazione e di interpretazione del mondo. Giordano basa infatti le sue opere su un uso della grafite elegante e raffinato e, allo stesso tempo, intenso e drammatico, in un metodo dove la monocromia della matita viene spesso ravvivata da inserti coloristici, disposti sul supporto con un sapiente calcolo delle proporzioni cromatiche e una meditata individuazione dei valori comunicativi e metaforici che il colore stesso può assumere all’interno di ogni lavoro. Dialogando in modo non subalterno con la fotografia, l’opera di Giordano si colloca quindi in uno spazio che lega disegno e pittura, tra la felicità del colore che sgorga dai pastelli dei bambini e l’austerità della grafite dell’artista maturo, segnando le tracce di un percorso compiuto tra lo spazio del ricordo e l’incombenza del presente, a metà tra la felicità del gioco infantile e la severità dell’azione artistica, al centro tra i labirinti della fiaba e le recinzioni concrete o metaforiche della vita quotidiana. Le immagini di Giordano allontanano dunque il rischio di ogni banalizzazione attraverso una trepidazione segreta, mediante un elemento talvolta più sereno o angoscioso, ma che si cela comunque negli interstizi delle sue opere, dove anche un prato o una casa tracciati da un bambino possono nascondere paure e inquietudini e dove lo spazio del sogno si trasforma in quello della realtà, in una sorta di moto circolare della percezione visiva e interiore. Le opere di Giordano sembrano seguire la leggerezza del filo che spesso compare al loro interno e allo stesso tempo l’esattezza della sua presenza nelle composizioni, in una sorta di metamorfosi allusiva in cui quello stesso filo sembra essere confine dello sguardo, limite imposto al corpo e all’immaginario, oppure sostegno delle cose e delle figure, punto di partenza per i viaggi della fantasia e orizzonte di paesaggi della mente. Gli abiti e le scarpe, i vasetti di fiori e i cani si aggiungono all’infanzia raffigurata in queste opere dove il sentimento lirico si addensa nei frammenti di memoria, nei richiami e nelle nostalgie, in una visione dove lo stesso artista sembra identificarsi con i bambini che disegna, forse ritrovando nella loro giovane energia la speranza dello sguardo innocente e libero da condizionamenti che riempiva i suoi occhi molti anni fa, quasi come la bambina che in un suo disegno si sporge da una balaustra che sembra essere stata tracciata dalla sua stessa fantasia. In questo senso, non a caso, spesso sono soltanto i disegni dei bambini l’unica presenza del colore in un mondo in bianco e nero, dove una bambina sembra aver staccato un suo stesso disegno per mostrarci la sua luce e per ritrovare il senso di un’innocenza perduta all’interno di città ostili dove le saracinesche si chiudono come le pareti di una prigione e dove la speranza pare affidata al gioco di un’altra bambina che gioca con una mela, verde come il paesaggio da lei stessa disegnato e dove è potuta entrare come in una favola illustrata. Così, attraverso il nitore intenso e allucinato di una luce che taglia le cose lanciando le loro ombre sul piano, in opere dove le stesse vite delle bambine e dei loro cani sembrano simbolicamente e drammaticamente appese a un filo, Attilio Giordano rinnova ogni volta il senso del proprio operare nel suo personale e luminoso flusso della memoria, ricostruito costantemente per ritrovare le forme e le memorie nascoste nello spazio colorato dell’infanzia.
The colorful space of childhood
A universe suspended between reality and fiction, a balanced composition between realism and visionary, a look that combines the dreamy childhood eye and drama of the present: Attilio Giordano's work is built on a skilfull combination of conceptual and formal elements and it is based on high technical ability which it allows him to give shape to his idea of representation and interpretation of world. Indeed Giordano builds his works on a use of the elegant and refined graphite and, intense and dramatic, at the same time, in a method where the monochrome pencil is often revived by coloristic inserts, arranged on support with a wise calculation of chromatic scale and a thoughtful identification of communicative and metaphoric values that the color itself can take within of each work. Dialoguing in so not subordinate with the picture, Giordano's work is therefore placed in a space that links drawing and painting, between the color happiness that flows from children's crayons and austerity of the mature artist graphite, marking the traces of a path followed by the memory space of memory and task of this, halfway between the happiness of childhood play and artistic action severity, in the center between the labyrinths of the fairy tale and concrete fences or metaphorical of everyday life.
Therefore Giordano images remove the risk of every trivialization trough a secret trepidation , trough an elements sometimes more peaceful or distressing , but that lurks in the interstices of his works, where also a lawn or a house tracked by a child can hide fear and anxiety and where the space of dream is trasformed in that of reality, in a sort di circular motion of visual and inner perception. Giordano's works seem to follow of the lightness of the wire that often appears inside them and at the same time the accuracy of its presence in the compositions, in a sort of a metamorphosis allusive in which the same wire seems to be the border of the eye, limit imposed on the body and the imagination, or support of things and figures, start point for journey of fantasy and horizon of the mind landscapes. Clothes and shoes, the flower pots and dogs are added to childhood depicted in these works where the lyrical sentiment thickens in fragments of memory, in references and nostalgia, in a vision where the artist himself seems to identify with children who draws, maybe finding in their young energy the hope of the innocence look and free from constraints that filled his eyes many years ago, almost like the little girl who in one of his drawing leans over the balustrade which seems to have been drawn from his own imagination. In this sense, not by chance, often are only children's drawings the only presence of color in a black and white world, where a little girl appears to have detached one of its own design to show us his light and to rediscover the sense of a lost innocence in hostile cities where the shutters are closed like the walls of a prison and where hope seems entrusted to the game of another little girl playing with an apple, green as the landscape itself drawn from her and where she is able to enter as an illustrated story. So through the intense clarity and hallucinated of a light that cuts things throwing their shadows on the floor, in works where the very lives of little girls and their dogs seem simbolically and dramatically hanging by a thread, Attilio Giordano renews every time the sense of their work in his personal and bright memory stream, rebuilt constantly for to find forms and hidden memories in the colorful space of childhood.
Lorenzo Canova [storico dell’arte, curatore e critico d’arte. E' docente associato di Storia dell’Arte Contemporanea presso l'università degli studi del Molise]
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