Scopro che la linea è il pensiero che scrive, che le parole quadrato, rettangolo poi elisse e cerchio sono vele. Scopro che il quadrato e il cerchio avevano e hanno la stessa forma anche se sono segni di colori e possono essere grandi e piccole nel cielo e nel mare, aumentano e diminuiscono la loro potenza quando soffia il vento o la bufera.
Penso che la linea rimanendo sempre colore assuma curvature, ma possiede movimenti che hanno forme diverse. Nella vela le linee hanno forme diverse perché occupano spazi diversi. Si può disegnare una vela che ha la forma vicina al quadrato o un rettangolo stretto e lungo che allora diventa forma simile alla linea. Quella linea del mare è immersa in un mondo misterioso di spazi infiniti di veglie alla ricerca del tramonto, di un’alba serena. Lati simili per colori raggianti. poi penso che il rettangolo abbia quattro lati di lunghezze diverse . Vedo la vela che ha forme infinite, un termine che la indica sia nel suono come nella parola.
Le vele occupano spazi diversi giungono ad essere colori. Le tue vele trasformano il mio pensiero in parole nell’unione di suoni e segni .. il mio pensiero vede un’immagine che non è la figura delle vele percepite o fatte con il pennello, ma coraggiosamente la mente cerca altre parole per l’invisibile che sta oltre alle altre parole al tempo. La vela è universale come le mie parole che investono suoni e colori ed immagini che scompaiono ed è per questo che dietro lo spazio dietro noi non lo possiamo rappresentare.
Posso delimitare una linea dello spazio definito, fingo percezioni, ma non figure non posso pensare con la ragione. Adesso mi chiedo perché ho scritto queste righe: perché il mio pensiero si è attivato cercando di trovare il vento … ma la mia ricerca era tutta legata ad una linea che trovo senza equilibrio nello spazio e che vorrei percorrere, raccordare con dei colori. Sai non vedo, non riesco a vedere la profondità del mare.

1 dicembre 2007

Giorgio Baccicchetto