Le Pittografie di Antonella Mezzani
LE OPERE DI ANTONELLA MEZZANI sono esempio di creatività ma soprattutto evidenza di come pittura e fotografia, perdendo la loro specificità, possono diventare un'ulteriore genere espressivo. Da sempre le due forme d'arte si sono influenzate vicendevolmente nella rappresentazione del mondo, oggettiva o soggettiva, e della sua percezione. È una storia di somiglianze, scontri e rincorse. Nessuna delle due né è uscita perdente. Entrambe hanno migliorato e modificato tecnica e poetica in base alle esigenze del momento ed il messaggio da comunicare. Qui assistiamo ad un nuovo dialogo, un'ulteriore evoluzione a partire da quelle fotografie di metà ottocento che venivano minuziosamente colorate a mano per renderle più corrispondenti alla realtà. Ne sono esempio i soggetti giapponesi di Felice Beato.
QUESTE "PITTOGRAFIE", come vengono definite dall'autrice stessa, sono immagini complesse composte dalla sovrapposizione di più fotografie che una volta stampate su tela vengono arricchite diventando opere che da bidimensionali, poiché il supporto è tale, si trasformano in materiche e tridimensionali. Acquerelli e crete incrementano gli effetti coloristici. L'applicazione di oggetti quali pietre, perle, cristalli, fili d'oro ma anche piume e ritagli di stampe, con riproduzioni di farfalle e fiori, aggiungono un'ulteriore stratificazione. Una sorta di collage che accresce il soggetto di significati. Un giardino che pone in relazione uomo e natura. Una "foresta di simboli" parafrasando Baudelaire.
L'AUTRICE rappresenta figure femminili che in una visione d'insieme sono accomunate da volti armoniosi in cui la prevalenza di colori dai toni caldi, quali rosso e giallo, permettono di sentire immediatamente un senso di profondità. Permettono una lettura interiore. Sono occhi dagli sguardi intensi, talvolta velati da pennellate colorate o mascherati da petali e foglie. Lo stesso vale per le labbra, sensuali, con funzione di ricettacolo. Mimetismo e metamorfosi. Ad incrementare la bellezza ed il valore estetico sono gli oggetti sapientemente aggiunti sull'immagine.
TUTTO CI PARLA DI BELLEZZA, talvolta accresciuta da piume di pavone che ne sono simbolo, ma anche di fragilità. Armonia dei lineamenti che, grazie alla matericità dell'immagine ed al realismo dell'incarnato, mostrano segni sulla pelle come piccole rughe. Fili dorati come cicatrici di vecchie ferite. Foglie e fiori simbolo di bellezza e caducità contrapposti a pietre, perle e cristalli che resistono maggiormente al trascorrere del tempo.
SONO QUADRI FOTOGRAFICI che pongono domande e suggeriscono risposte che si possono cogliere con la sensibilità attraverso la quale l'autrice si è messa in gioco richiamandoci alla mente le donne dei preraffaeliti così come le farfalle del simbolista Odilon Redon, i volti di Arcinboldo e le fotografie dei pittorialisti che ricercavano immagini lontane dalla realtà ma che trasmettevano stati d'animo.
Monica Mazzolini [Critico d'arte]
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