La scuola di Scicli e la pittura di Anna Badagliacca
Si sa. Chi scrive d’arte è sempre fazioso, vuoi perché la conoscenza è limitata alla sfera scolastica e comunque a quella acquisita nel tempo, vuoi perché gli studi fatti successivamente riflettono una frequentazione limitata ad una sfera di conoscenze orientate a delle scelte molto precise e in qualche modo settoriale, vuoi perché non sempre si è portati ad avere delle aperture mentali tali da entrare nel merito di tutto ciò che si vede in giro per il mondo soprattutto attraverso la window di internet.
Ne consegue che il risultato di uno scritto recensivo di una mostra offre una chiave di lettura che se non propriamente esplicita da' spesso sani dubbi sulla validità della mostra in questione, proprio perché vista da un’ottica ad angolo acuto.
Or bene è indubbio che le mostre che spesso ci è capitato di vedere a Villa Niscemi sono state mostre di discutibile utilità culturale, su cui è capitato di scrivere in modo molto critico e peraltro la risposta dell’artista o di chi per lui è stata caustica e risentita, non tenendo presente che chi accetta di esporre le proprie opere in uno spazio pubblico è ovvio che accetta anche implicitamente che se ne possa parlare o scriverne in modo critico, almeno fino a quando non sarà abolita la possibilità di esprimere attraverso la parola o la scrittura il proprio pensiero. (Speriamo che la limitazione se mai arriverà non mi trovi tra coloro i quali la dovranno subire).
Proprio Villa Niscemi (oggetto di nostre passate attenzioni non particolarmente esaltanti) ci offre lo spunto per scrivere di una mostra, quella di Anna Badagliacca, che tra tutte quelle che abbiamo visto da qualche tempo a questa parte in questo luogo, sicuramente si presenta bene. I quadri sono stati ben impaginati alle pareti, incorniciati in modo sobrio ed efficace ed è stata finanche predisposta una brochure con alcune opere e frammenti di testimonianze di professori che hanno seguito l’artista nel suo percorso formativo. Certo ci sono evidenti affioramenti della pittura della cosiddetta scuola di Scicli ma ciò non disturba, anzi rende più interessante l’aspetto della mostra perché ci dà la possibilità di verificare come una “scuola” o una “tendenza” si evolve attraverso tutti coloro i quali si sentono contaminati, condividendola, nelle scelte tematiche, coloristiche o tecniche. Appare evidente che la contaminazione di una o l’altra corrente artistica, soprattutto se l’artista vive nel bacino del Mediterraneo e affonda le proprie radici nella pittura e nella cultura della scuola mediterranea, può risultare più evidente.
Scicli, Caltanissetta o Palermo sono le tre “scuole” che negli anni si sono delineate e che possono essere degli indicatori di confronto per le nuove generazioni. Ne consegue che se fossimo chiamati quindi a dare una valutazione di merito sulla produzione di questa artista monrealese, potremmo dire che nei suoi lavori Carpe Diem t.m. su tela del 2007; Lago Trasimeno, t.m. su tela cm 50 x 60 è riuscita a dare un’impronta molto personale.
La velata malinconia che emanano le sue tele ci permette di entrare in un mondo dalle atmosfere rarefatte, al limite del sogno, nel quale i contorni sono sempre sfumati e mai definiti. In questo senso possiamo affermare che il nostro giudizio al momento è positivo. Resta il fatto che sul versante dell’arte e della pittura in particolare, ciò che conta è esserci sempre al meglio delle proprie capacità e possibilità cercando costantemente una possibilità altra, seguente, successiva e maggiormente impegnativa. Oggi ciò che deve spingere l’artista deve essere il sentimento della curiosità, di sapere, di capire che cosa sta succedendo intorno a lui. Cieco è colui il quale non vede pur avendo la vista o meglio ancora come dice il detto: non c’è più cieco di chi non vuol vedere.
Francesco M. Scorsone [Critico d'Arte]
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