sculture in esposozione permanente
nell'ingresso del
Liceo Scientifico Statale Gian Domenico Cassini
Via Galata, 34
16121 Genova (GE)
010 541486
sono esposte in permanenza due sculture di A.M.Gialdini
*la prima "Dolmen"in pietra montata su basamento di pietra e pilastro di acciaio in modo che possa esser fatta ruotare manualmente dall'utenza avendo quindi una interazione tattile fra fruitore e scultura.
*la seconda e' un bassorilievo ,dedicato alla Lotta Partigiana,posto sull'architrave dell'aula magna accanto alla targa che ricorda i partigiani ex studenti del Cassini fra i quali due medaglie d'oro ed una d'argento.
Commento du "Dolmen"
IL DOLMEN
una scultura monumentale di A. M. Gialdini dedicata all'infanzia
Dimensioni esterne del bozzetto: 52 x 55 cm ca (175 cm totali su basameto in pietra girevole
materiale: peridotite)
L'incontro tra lo scultore genovese Alfonso Maria Gialdini e la direzione didattica del Liceo Scientifico Cassini ha reso possibile un dialogo efficace tra arte e scuola, attraverso la collocazione dell'opera Dolmen nell'atrio dell'istituto di Via Galata 34 a Genova.
L'operazione, nata in occasione della celebrazione dell'ottantesimo anno di attività del Liceo, è di per sè significativa per il fatto di rendere concretamente disponibile agli occhi dei giovani studenti un'opera d'arte forte ed enigmatica, stimolo per riflettere sulle possibilità espressive dell'arte contemporanea. Ma in questo caso il messaggio è ancora più ambizioso: Gialdini dedica Dolmen all'infanzia e la colloca nel luogo dove gli adolescenti si formano culturalmente e umanamente. L'artista gioca con loro ricordando la delicatezza della fanciullezza, il rispetto che esige; affronta il tema del rapporto tra genitori e figli e l'universo della formazione della personalità adulta. Per capire meglio dò voce a Gialdini stesso e alle parole che ha scritto per spiegare il senso generale dell'opera: "Essendo io convinto che le religioni, ed in particolare Dio, altro non siano che trasposizioni fantastiche delle figure genitoriali, ed in modo più specifico, nella loro essenza più intima, della figura materna, mi sono soffermato sul tema di un grande nudo femminile ed immediatamente mi si e' associata tale idea alla struttura del "Dolmen".
Quest'ultimo altro non e' che una massa enorme e sicura che presenta un incavo protettore, ovvero, sempre a mio parere il Dio-Madre.
Tenuto conto dei tempi attuali e' stato utile rafforzare il concetto di coppia genitoriale protettiva in una visione "sacrale"per i livelli più profondi della mente, ma non religiosa o sacra nel senso comune del termine ... per un bambino i genitori sono "cose" enormi e lui deve sapere che sono disponibili ad interagire/giocare, ma nel contempo ad accogliere ed elaborare in modo vivibile le paure." Sul piano squisitamente artistico ecco invece i canoni del linguaggio con cui Gialdini vuole dare il senso del proprio originale pensiero. Dolmen è una scultura classica contemporanea intesa in chiave monumentale sulla linea espressiva del grande H. Moore, ma con una innovazione dinamica essenziale: le due masse del "dolmen", madre e padre, devono poter accogliere fisicamente tra loro un bambino in carne ed ossa, il quale a sua volta può fare ruotare con le mani le figure, come fosse stretto tra il meccanismo di una giostra affettuosa e protettiva dove "le due masse genitoriali abbracciano in modo sereno ed aperto".(madre e padre ruotano su un perno). La potente struttura del padre-maschio poggia il braccio sui larghi fianchi della madre-femmina, là dove anche il braccio maschile ha funzione di unione ed e' rivolto verso l'esterno in modo "serenamente aggressivo", sintetizzando la protezione della coppia che è necessaria per la cura del figlio .
La pietra basaltica chè è peritonite, tra le materie predilette da Gialdini, è una massa voluminosa che aspira alle misure monumentali ma che è trattata superificialmente con la delicatezza che si pensa del marmo.
Ne scaturisce una scultura monumenatle ma attivamente assai dinamica e giocata sui valori plastici e morbidi, con un effetto di imponente leggerezza e meccanica vitalità: un oggetto pronto ad accogliere la performance di un vero fanciullo e la carezza della luce naturale che scende sulle superfici.
Infine non va trascurato il legame dell'opera con la cultura celtica del "dolmen" tradizionale, di cui l'oggetto evoca la costante e ancestrale aspirazione verso il cielo, movenza ideologica da sempre, e per sempre, sottesa nelle ambizioni dell'uomo.
Marco Franzone
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