nuove sculture di Gialdini a Celle Ligure
Tre grandi opere dello scultore Alfonso Gialdini- “Liberazione”, “Rompighiaccio”, “Machine Scultur” - sono state posizionate (accanto alla già esistente “Tuffatrice”) nella piazza antistante Località Pennello (a metà del lungomare di Celle Ligure). Si tratta di un complesso scultoreo realizzato in pietra e cemento distribuito in punti strategici capace di esprimere al meglio il linguaggio dell’artista genovese oscillante tra espressioni figurali a carattere narrativo e modalità astrattizzanti. Qui si colgono tracce dell'universo meccanico, oggi in via d'estinzione, che l’autore rende visibile attraverso masse plastiche ora giocate tra ritmi di pieni e vuoti (vicino a certe astrazioni di Moore) ora articolate in movimenti plastici risolti in complicati incroci atti a metamorfizzare frammenti corporali (teste, braccia, gambe) per dare vita all’eterno conflitto tra Eros e Thanatos (vita e morte). Ad esempio, nella “Liberazione” un'allungata forma femminile (vagamente piegata a squadra) scivola armoniosamente nello spazio tentando di svincolarsi da una sorta di guscio che l'avvolge stringendola in una potente morsa. Le dita delle mani e i piedi spuntano dalle estremità della scultura nell'atto di sbrogliarsi dall'ingombro dell “armatura” che tenta di impachettare il corpo mentre nella schiena e sul ventre si aprono grossi squarci da cui s'intravedono frammenti del corpo sottostante. Una chiara simbologia, questa, dei lacci e impedimenti della società in cui l'umanità vive il mito della ragione che spinge alla violenza. Dove la realtà non è ordine, simmetria, ma un coacervo di fatti e avvenimenti contradditori, violenti e irrisolti. Anche il conscio e l'inconscio non vivono in due sfere separate ma si combattono e si contrastano come due forze in conflitto. In altre opere si evidenziano frammenti nati con faticosa operazione del “togliere” materia informe, a volte resi in masse tondeggianti che non cessano di dilatarsi nello spazio per offrirsi spontaneamente alla luce. Altre volte si solidificano affilandosi in profili taglienti simili a prue di navi pronte ad affrontare difficili e complesse condizioni come quella contemporanea dove trasformazioni sociali e tecnologiche hanno travolto la storia. E la tematica che Gialdini affronta continuamente è quella riferita alla coppia, unita in effusioni d'amore ablativo, capace di generare nuovi germogli di vita. Ma l'acutezza della sofferenza umana è sempre presente nell'intera sua opera: qui si riscontra un'umanità dolente, spesso appesantita sotto la morsa della pietra dalla quale prende vita e al tempo stesso, dalla quale si libera, come se tentasse, con un'indicibile forza, di rimuovere il peso che la sovrasta per esistere. Sofferenza che si anche eco del disagio psichiatrico: l’artista ha lavorato con Claudio Costa nell’atelier di Quarto, in piena collaborazione con i degenti dell’ex o. p. partecipando alla loro problematiche.
Miriam Cristaldi (critico d'arte,giornalista fu compagna di Claudio Costa)(da articolo su Lavoro-Repubblica del 22-2-2008)
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