Alessandro Rocchi: la poesia della figura
Il Fare
La scultura come necessità di vita.
Plasmare, è per questo scultore romano, un’insopprimibile necessità di vita. Nell’osservare il suo “fare” artistico vediamo l’artista e l’artigiano alternarsi nell’operare. Alessandro Rocchi, non delega ad altri la finitura delle opere, come fanno molti, ma, dall’inizio alla fine, segue e domina le sue produzioni che raggiungono a risultati di plastica eleganza. Rocchi non prescinde dalla tradizione antica e mette a frutto tutta la sua ventennale esperienza. Le sue creazioni, solide e compiute, ma nello stesso tempo delicate e leggere, ricordano per alcuni tratti la tradizione antica; in particolare le testimonianze delle sculture etrusche del Lazio e non solo. La sua vita artistica si articola in un susseguirsi di momenti creativi nei quali il “fare”, pur mantenendo una coerenza rappresentativa, si sviluppa in diverse direzioni. Dalle prime opere naturalistiche ed espressioniste, si passa ad altri momenti estetici ai quali l’artista ha dato dei nomi specifici che ne contengono, in nuce, le istanze. Ma quello che conta è comunque il fare. Alessandro non è un artista pigro, anzi la sua creatività lo porta a sperimentare forme e momenti altri. Le sue mani viaggiano nell’operare come in una sorta di trance nella quale realizza le sue figure. Il “fare” è dunque in lui dominante; solo dopo l’artista arriva a ricercare significati e concetti che spesso prescindono dalla sua stessa insopprimibile esigenza di creatore. Rocchi sottolinea la fatica del fare. La sua scelta, infatti, è quella di non abbandonarsi soltanto alla mera espressione del bozzetto iniziale, ma di ricercare soluzioni ultime che soddisfino la sua anima. Nell’operare artistico, quello che lega l’uomo e l’artista al divino e al trascendente, è sicuramente la creazione pura come funzione dell’essere. Questa operazione non è scevra di lotte per il raggiungimento dello scopo. Questa battaglia, che ha in se esperienze a volte anche mistiche, non può prescindere dall’ impegno e dal sacrificio. L’artista è ben cosciente che non basta la cosiddetta “ ispirazione” per realizzare delle opere d’arte. L’opera non si crea da sola, c’è bisogno dell’esperienza e della volontà, della capacità costante di perseguire uno scopo; è necessario operare con umiltà giornaliera per arrivare al risultato finale. Queste istanze, formano il fulcro e il portato di un “fare” che, nel caso di Alessandro Rocchi, dopo tanta fatica, si rivela solo alla fine in tutta la sua ineguagliabile
La Materia
Alessandro Rocchi e la terracotta, un binomio che non si può scindere.
Le scelte del “fare” si configurano spesso come esperienze totali nelle quali l’artista, di volta in volta, si mette a disposizione della “materia”. E’ spesso lei che comanda e che detta le sue regole; l’artista è volutamente sottoposto alle sue necessità, anche espressive e linguistiche. La scelta dell’uso di un materiale piuttosto che un altro ha un significato profondo, che mette in luce l’“animus” del creatore. La creta è un materiale duttile, che però ha bisogno di sequenze precise di realizzazione. La freschezza del tocco, la possibilità di un modellato veloce e sostanziale sono solo una parte del lavoro, che successivamente si estrinseca in passaggi tecnici precisi e obbligatori. La creta non concede sconti. Se la realizzazione non è perfetta si crepa e si rompe. La scelta di questo materiale è dunque una scelta difficile, come quella dell’acquerello in pittura, che una volta realizzato non permette ripensamenti, cosa che avviene in altre tecniche come la tempera o l’olio. Le opere in creta sono quindi non modificabili. Dopo la formatura del pezzo avviene l’asciugatura e quando la materia è sufficientemente solida, ma non asciutta, avviene lo svuotamento e infine la cottura. Rocchi, nel suo studio di Mentana, utilizza un forno personale, che gli permette completa libertà. La leggerezza e la resistenza dell’opera finita dipende da queste antichissime regole. Le fasi dell’azione sono tutte rigorosamente rispettate e consentono risultati ottimali. Successivamente si procede alla patinatura semplice, che consente di preservare la creta dalla sua stessa fragilità. Nel caso di Alessandro, questo è un momento importante che gli consente un’ulteriore modificazione della materia usata. Egli, infatti, sperimenta a volte diverse e originali patinature che permettono di trasformare la creta nella mimesi di altri materiali, come bronzo, pietra o ceramica. Una tecnica antica, che produce risultati affascinanti. La scelta di questo artista di operare con la creta è dunque sintomo di una sua volontà d’immediatezza e freschezza della figurazione, ma anche di una volontà personale di confrontarsi con una materia difficile che solo la tenace volontà dall’uomo riesce a dominare.
Lo Stile e la Struttura delle immagini
Le raffinate sculture di Alessandro Rocchi si caratterizzano per le linee rigorose e i volumi fortemente plastici. Le posture variate e originali, propongono visioni di quieta serenità che rappresentano il principale attributo del linguaggio dell’artista. La dinamica relazionale tra donne e uomini racconta un mondo di atmosfere rarefatte, dove la drammaticità dell’essere è sempre ricondotta alle leggi di una serena armonia; dove il sottile erotismo che permea i corpi si riconduce alle esperienze e alle radici antiche della nostra cultura. L’intreccio di linee compositive non è mai fine a se stesso e la torsione, talvolta estrema, o l’allungamento delle membra alla maniera di Giacometti, si contrappunta a momenti di contenuta semplicità e ritorno al realismo. Liriche e commoventi alcune sculture di donne assise che, come per le immagini arcaiche e solenni della Mater Matuta, comunicano con il mondo arcano che è in ognuno di noi. Il peso corporale suggerito dai grandi arti ben modellati ci ricorda la scultura romanica di Wiligelmo o di Benedetto Antelami. Rocchi ci consegna una produzione scultorea ricca d’interesse, in quanto originale e personalissima, ma legata e supportata dalle memorie della tradizione.
I Contenuti e le Tematiche
Le scelte intellettuali portano l’artista verso tematiche di tipo umano e sociale che ha scelto come struttura del suo fare: dalle creazioni naturalistiche, alle esperienze surrealiste; da quella che egli ha definito Nuova Figurazione, al Ritorno alla Natura e al Tempo Universale, delle ultime opere. Quello che si nota è la sua effettiva coerenza rappresentativa che supera restrizioni e schemi concettuali. Dominante è in quest’artista la necessità di rappresentare la figura umana, la coppia, la mamma col bambino, che divengono di volta in volta emblema del mondo, dell’amore, della tenerezza, del distacco e dell’incomunicabilità dell’essere. Figure fluide e dinamiche, ma anche solide e corpose come una scultura altomedievale. L’allungamento dei volti alla Modigliani, che trovavamo in un gruppo di opere appartenenti alla serie “ Nuova Figurazione”, diventa nelle recenti opere del “ Tempo Universale”, meno estremizzato. Il corpo si fa più solido, i volti esprimono delicati sentimenti e simboliche, semplici emozioni. Ma la necessità di creare dell’artista non si ferma, e interviene sui puri corpi scultorei con un lavoro intellettuale che lo costringe a tormentare le limpide immagini con superfetazioni di oggetti e materiali di stampo surrealista. Vediamo le grate che formano nelle membra, spazi altri dai quali s’intravedono figure. L’uso di materiali esterni ma naturali, come rami e piante, rendono particolarmente originali queste creazioni. Interessante soffermarsi su un elemento che attraversa tutta la produzione di Alessandro Rocchi a diversi livelli. Si tratta delle “mani”. Le sue incredibili mani, che sembrano spuntare dal nulla e diventano carezza o monito al di fuori del tempo e dello spazio reali. Esse sono uno dei loghi importanti e fondamentali di quest’artista.
L’Emozione e il Messaggio
Raccontare il mondo per mezzo di un uomo, una donna o di un bambino, è un espediente per meditare sulla storia. Alessandro si sforza di rappresentare un mondo universale e contemporaneo che è però inserito nel tempo e che di esso coniuga tutti gli aspetti. L’Infante, dall’aspetto ineffabile di certe divinità antiche, è spesso presente nelle ultime produzioni e rivela una scelta precisa. Il bambino che guarda il presente, ma che nella sua stessa natura si proietta nel futuro, è un simbolo del nostro tempo, a volte disincantato e apparentemente senza speranza. Non è questa la posizione del nostro autore, che nel futuro crede. E’ proprio questo il messaggio di Alessandro Rocchi. Mediante la testimonianza delle sue opere positive e maternamente ricche di emozione, si configura un quadro nuovo per questo nostro difficile mondo. L’artista ci consegna un bene da far fruttare in futuro, ci consegna un bimbo da crescere, da plasmare verso realtà semplici e buone legate agli affetti familiari. L’opera di Rocchi è dunque un monito e un auspicio che evidenzia la volontà di trasmettere un messaggio di speranza universale.
Alessandra Cesselon [Storica dell’arte ]
donna seduta con bambino
terracotta patinata, terracotta, 2017
Hai bisogno di informazioni?
Vuoi chiedere maggiori informazioni? Lasciami un messaggio, risponderò al più presto