Richard Avedon
New York, 15 maggio 1923 – San Antonio, 1º ottobre 2004 è stato un fotografo e ritrattista statunitense, celebre per i suoi innumerevoli ritratti in bianco e nero.
I miei ritratti dicono molto più di me che delle persone che io fotografo.
Celebre fotografo noto in tutto il mondo per le sue foto particolarmente elaborate, Richard Avedon è nato il 15 maggio 1923 a New York. Scapestrato e sempre in cerca di forti emozioni, nel 1942 abbandona gli studi, per lui noiosi, per arruolarsi come fotografo nella Marina Militare assegnato alle autopsie e alle foto d'identità.
Al suo ritorno in America si dà da fare per affinare le sue competenze tecniche. Dopo la dura ma fruttuosa gavetta dell'esercito, alla fine della seconda guerra mondiale diventa fotografo professionista
Negli anni '40 segue un corso alla New School for Social Research tenuto da Alexy Brodovitch, direttore di Harper's Bazaar. In seguito viene a far parte del gruppo stabile di Bazaar, grazie all'ammirazione che Brodovitch ha sviluppato per lui.
Elizabeth Taylor
Proprio l’ammirazione da parte di Brodovitch lo farà entrare a far parte di Harper's Bazaar, il sodalizio durerà vent’anni e qui arriverà a ricoprire la carica di direttore della rivista. In questi anni non si fece mancare nulla, non solo foto di modelle, ma anche scatti e ritratti in bianco e nero di personaggi famosi come Marilyn Monroe, i Beatles, Martin Luther King, Malcom X, oltre a persone comuni, scene di vita ed episodi particolari come nel 63’ in Time Square, dove vengono immortalate svariate persone che espongono copie di giornali riportanti la notizia dell’assassinio del Presidente Kennedy.Marvin Israel è un'altra figura importante per lui nella realizzazione del secondo libro, "Nothing Personal" (sue fotografie con testo di James Baldwin), pubblicato nel 1963 dopo aver visitato gli stati del sud: vi emerge l'attenzione per i diritti civili e la presa di posizione politica ed etica, con tendenza a strutturare ogni lavoro come fosse una storia.
Nel 1965 passa da Bazaar a Vogue per la quale lavorerà per circa 25 anni) realizzando la maggior parte delle copertine e diventando direttore nel 1973, carica che rivestirà fino al 1988
E’ il 1973 quando esce “Alice in Wonderland”, in cui i personaggi ritratti hanno pose e gesti studiati, quasi fino alla teatralità mentre, l’anno dopo, fa scalpore con una mostra fotografica presso il Museum of Modern Art (MOMA) in cui “celebra” gli ultimi istanti di vita del padre dilaniato dal cancro.
Nel capodanno del 1989 Avedon si reca a Berlino vicino alla Porta di Brandeburgo in occasione della
caduta del muro, mostrando ancora una volta che il suo lavoro non è solo rivolto alla moda - per cui è giustamente famoso - ma rappresenta uno strumento sensibile anche per capire mutamenti politici, risvolti psicologici o filosofici. Anche se va sottolineato come Avedon, da intellettuale della fotografia qual è, ha sempre sottolineato il ruolo di elaborazione che svolge il fare stesso della fotografia, un luogo che non rappresenta mai la "verità". Le sue stesse fotografie sono un mirabile risultato di pensiero ed elaborazione e quasi mai si affidano al caso.
Una delle sue foto più famose, "Dovima", ad esempio, ritrae una modella che indossa un abito da sera di Dior in una posa estremamente innaturale in mezzo a due elefanti: è stata scattata a Parigi nel 1955 e rappresenta il massimo dell'artificio.
Nel 1974 espose al museo d'arte moderna di New York (MOMA) alcuni ritratti di suo padre divorato dal cancro. Collaborò con riviste prestigiose quali The New Yorker e Rolling Stone. Realizzò le edizioni 1995 e 1997 del prestigioso calendario Pirelli.
Monica Bellucci fotografata da Avedon per il calendario Pirelli
Ottantunenne ancora in attività, mentre stava realizzando un servizio fotografico in vista delle elezioni presidenziali americane per conto del "New Yorker", Richard Avedon è stato colpito da un ictus cerebrale e, dopo due giorni, l'1 ottobre 2004 - a soli due mesi dalla scomparsa di un altro grande maestro, Henri Cartier-Bresson - è morto in un ospedale di San Antonio, in Texas.
Avedon ritrae i suoi soggetti e le tendenze di stile nei nightclub, per le strade o al circo, e in altri ambienti all’epoca inusuali. Avedon è da sempre affascinato dalla capacità della fotografia di suggerire la personalità ed evocare la vita dei personaggi ritratti; solo di rado li idealizza, più spesso ne presenta il volto in totale chiarezza, quasi si tratti di una sorta di paesaggio. Registra pose, atteggiamenti, acconciature, abiti e accessori come fossero elementi vitali, persino rivelatori di un individuo.Man mano che la sua fama aumenta e la sua cifra stilistica si evolvono, Avedon si rivolge con sempre maggiore esclusività a grandi progetti di ritratti, intesi come mezzo per esplorare temi di interesse culturale, politico o personale.Nel 1985 realizza la sua opera più importante: “In the American West“. La classe operaia americana – macellai, minatori, detenuti e cameriere – è fotografata con una cura estrema del particolare, usando la macchina di grande formato e lo sfondo bianco tipici dello stile maturo dell’artista. Tuttavia, anche se all’apparenza risultano minimalisti e oggettivi, questi ritratti – come sottolinea lo stesso Avedon – non vanno letti come semplici inventari di individui; anzi, egli afferma: “il momento in cui un’emozione o un fatto è trasformato in fotografia, non è più un fatto ma un’opinione”.
Marilyn Monroe alla macchina fotografica offriva più di qualsiasi altra attrice, o donna, che io abbia mai inquadrato: era infinitamente più paziente, più esigente con se stessa e più a suo agio di fronte all'obiettivo che non quando ne era lontana.
Bianca Jagger
Richard Avedon rivoluzionò così la fotografia di moda: un fotografo del novecento con radici nello stile ottocentesco mescolato al divismo del cinema statunitense degli anni 30:Le sue immagini sono moda in movimento esalta la frizzante gioiosità delle modelle,non più immobili, e le incornicia in contesti ben definiti di un epoca.
Tutte le fotografie sono accurate. Nessuna di esse è la verità.
Ritengo che Avedon abbia rappresentato un approccio, uno stile, una visione un metodo con cui avvicinarsi al soggetto da cui tutti i ritrattisti dovrebbero prendere spunto
A cura di Emanuele Davi