Dal “Nautismo marino” al “Nautismo astrale”
Dal “Nautismo marino” al “Nautismo astrale”
l’incanto pittorico di Aldo Claudio Medorini
Perché un appassionato reporter in possesso di conoscenze anche sulla stampa si lascia attrarre, improvvisamente, da un lavoro alternativo alla macchina da presa?
Di certo, nel passaggio da un campo operativo all’altro ha voluto provare, anzitutto a se stesso, la capacità di manifestare il proprio incanto poetico anche nel più difficile e sconosciuto mestiere gravato da un lavoro “artigianale” più partecipato e dai tempi lunghi. Una sfida, dunque, che stando ai risultati ottenuti, in Aldo Claudio Medorini, è risultata vincente. L’opera pittorica dell’artista ha ora raggiunto un livello d’alta qualità professionale e di consolidato linguaggio poetico. Nel nuovo cammino la concretezza figurativa anima una scenografica visione sollecitata da un ideale di “classicità”.
La creatività è accompagnata da un consolidato retaggio culturale: dalla civiltà greco-romana sempre a portata visiva; testimonianze storiche che contavano dei precedenti nella natia Lipari, con i viaggiatori del Gran Tour, gli eccezionali colti visitatori, che consideravano le isole Eolie una tappa importante per la conoscenza dell’antica arte. Così dimostrava Jean Horuel, l’archeologo-artista, che tornò in Francia con una splendida serie di disegni e acquerelli dopo un “entusiastico” viaggio.
Il “diario pittorico” di Medorini è su un’analoga linea storico-descrittiva, realmente transpirituale poiché rende virtuali i personaggi mitologici di riferimento attingendo dagli studi letterari.
Omero. L’“Iliade”; l’“Odissea”. Il viaggio di Ulisse. La vita nel mare. Il volere degli Dei. Gli approdi. Gli incontri. Il canto ammaliante delle sirene.
L’artista riflette la propria ansia nelle avventure del mitico eroe greco. Si sente Ulisse, navigatore nel proprio tempo. L’itinerario pittorico ha un preciso obiettivo, la ricerca della “bellezza”: l’omerica “luminosità”, la platonica manifestazione del “bene”, la ritmata “simmetria” aristotelica in un cosmo potenzialmente irreale ma reso concreto dagli elementi geometrici, dalle figure piane, dalle materia vagante. L’eccezionale timoniere non punta su una sola “rotta”, amara il mare aperto, muove e dialoga con l’universo, inebriato com’è da un’essenza pluri-classicheggiante.
Il mondo antico sollecita l’inesauribile vena narrativa e non senza scientismo nel pensiero occidentale.
Fin dalle prime esperienze, il corpo della donna accompagna, simbolicamente, l’excursus rappresentativo. Un corpo di materia spirituale ? Pandora, la donna dalla grande bellezza, creata con terra e acqua, che vinta dalla curiosità cosparse dei mali l’umanità?
Venere la Dea italica dell’amore e della bellezza ?
Dal 1974 al 1976 il lavoro è apparso condizionato da momenti d’apprensione e inquietudine. L’artista viene distratto e paga il suo debito ai movimenti artistici che hanno dominato la prima metà del Novecento. Guarda nel Nord dell’Europa; incontra l’”Arte Bruta” di Dubuffet, l’Espressionismo del Gruppo tedesco “Die Brucke”. Poi, in area più mediterranea: i manichini e le atmosfere metafisiche dechirichiane; il “nudo” nel visionario e surreale mondo di Dalì; la macro-natura e il dinamismo figurativo dall’universo spaziale futurista.
Nel 2007 la materia pittorica interagisce concretamente nell’aspetto figurativo. Compattezza o semplificazione regolano la composizione nell’accezione spaziale. La maschera, il volto rivelato, escono ed entrano nell’impianto scenografico. Il “nudo” (femminile), nel suo raccolto aspetto plastico-formale, è al centro di una grafica tempesta astrale.
Il “nudo” diverrà una costante presenza nelle opere dell’artista; sarà memoria di Kouros (maschile) e di Kore (femminile), nei “viaggi”, all’interno del presupposto universo omerico.
Fino al 2012, però, si è sulla spiaggia, la nave non salpa. Fervono i “preparativi”.
Kore riposa accanto alla sua barca nell’attesa che si plachi la tempesta; in altro luogo Kouros spinge la verso il mare.
L’attesa.
Il tempo della conoscenza.
All’orizzonte si profila la “bellezza” del creato. La conquista del “bene” (un neo “vello d’oro” giasoneano) è di fronte, la verità è nel mare infinito.
Nel viaggio.
Con un prodigio che solo un artista nel momento della sua creatività è in grado di mettere in atto, Medorini aggiorna l’aspetto delle sue navi. Vengono alla luce gli elementi strutturali, i “codici a barre”, insiemi di forme geometriche disposte con logica e simmetria matematica. Ecco il logos: segno grafico identificativo del proprio linguaggio, della propria arte, della posizione nell’oceano mediterraneo. Il navigatore vede venirgli incontro l’iperrealista avvenenza afrodisiaca corporea della maga Circe, della ninfa Calypso.
Dal 2012 il “libro di bordo” si riempie di forme e contenuti di un classicismo dato per scontato. Il “Nautismo” – che imprime il nuovo percorso figurativo – è un crogiuolo figurativo d’avventure provate in mare; nelle composizioni il “nudo” dialoga, con eccitante erotismo non solo letterario, con il pulsante razionalismo geometrico del citato codice. La purezza formale dei “nudi” chiama in causa Winckelmann che leggeva nel mondo antico la trasposizione dell’ideale di perfezione dell’arte classica; un ideale che poi percorrerà il neoclassicismo del Canova (le “Grazie”), di Ingres (la “Grande odalisca”) e tanti altri.
“I velieri di Ulisse”, nella fantasia dell’artista di Lipari viaggiano ora alla scoperta del nuovo mondo. Del resto, anche Colombo e Vespucci avevano vinto la sfida nella ricerca delle nuove terre oltre lo sconosciuto Occidente e Marco Polo lo aveva fatto in senso opposto verso l’estremo Oriente. Medolini ha preferito proseguire il viaggio su una specifica propria rotta. In forza delle conoscenze acquisite è raggiunto una consapevolezza estetico-letteraria che lo ha portato ad unire Oriente e Occidente. Basta scorrere i titoli delle opere: “Alla ricerca di Itaca”, “Alla ricerca del Santo Graal”, “L’armata”, “La contesa” “Dai Lestrigòni a Circe”, da “Scilla a Cariddi”, i “Sogni di Penelope”, “il Sacrificio di Calypso”.
Oltre…
Il “nudo” sempre presente: nell’”Omaggio a Klimt”che chiama in causa la Secessione viennese. Nel turnover figurativo la “sirena” ha un nome, Afrodite, la dea greca della vita universale, la protettrice dei marinai; colei che offrì la “bellezza” di Elena a Paride provocando la guerra di Troia, ma che è anche la divinità italica della primavera, la madre di Eros il Dio dell’Amore nella civiltà romana.
L’omaggio all’artista austriaco è una fonte che sgorga “bellezza” creativa, è una sorprendente e straordinaria pittura decorativa di’art nouveau. Ora il “codice-veliero”, nella veloce e minuta apparizione, è un sorprendente concentrato geometrico-razionale, come accadeva nel Neoplasticismo di Mondrian.
L’”Omaggio a Stanley Kubrick” è all’insegna del “Nautismo galileiano”, in una visione prettamente galattica. La terra è lontana. Il “codice veliero” è un’astronave che viaggia nell’interspazio celeste. L’ardito argonauta vi registra pittoricamente gli attimi fuggenti. Il moto delle “Galassie” trasmette la nuova “bellezza” esemplificativa dell’ordine, della proporzione, della simmetria, dell’oggettività; peculiarità estetiche del mondo classico, attestazioni del giusto equilibrio tra l’uomo e l’universo.
Emidio Di Carlo
Prof Emidio Di Carlo [Comitato scientifico Museo di Spilimbergo]
Hai bisogno di informazioni?
Vuoi chiedere maggiori informazioni? Lasciami un messaggio, risponderò al più presto